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Il compositore francese Maurice Ravel ha definito Chopin, con felice espressione, un “grande slavo, italiano d’educazione”. Un’espressione sintetica che fa riferimento alla ricca personalità del compositore polacco di cui il prof. Carmelo Mezzasalma ha offerto un’originale e avvincente interpretazione lo scorso sabato 16 ottobre, a Figline Valdarno, nel corso del seminario dal titolo Il moderno romanticismo di Frédéric Chopin: un’opera aperta? Il seminario, infatti, promosso dall’Accademia “Marsilio Ficino” e dalla Comunità di San Leolino, in occasione del II Centenario della nascita di Chopin, ha affrontato l’avventura musicale di Chopin entrando nel complesso rapporto tra parola e musica, musica “pura” e poesia. Un rapporto che chiama in causa il fascino e l’indiscutibile influenza che la cantabilità italiana, di compositori come Rossini o Bellini, ha avuto sul giovane Chopin. La celebre aria “Casta diva”, dalla Norma di Bellini, è in questo senso esemplare: opere come il celebre Andante spianato e Grande polacca op. 22 o la Barcarola op. 60 sono la dimostrazione del genio e dell’inventività melodica di Chopin, così come della sua capacità di appropriarsi e ricreare originalmente il modello del bel canto italiano. Se, del resto, il dono della melodia è la componente distintiva delle composizioni di Chopin, non meno caratteristica e moderna è la struttura armonica delle sue opere, ben più audace di quella offerta dal modello operistico italiano e assai innovativa e anticipatrice.
Non meno illuminante è stato l’accostamento, denso e articolato, che il Prof. Mezzasalma ha proposto tra il poeta Giacomo Leopardi e Chopin, nel tentativo di entrare più in profondità nella prospettiva del “romanticismo moderno” del compositore, e al cuore di quella tensione tra parola, poesia, musica, che ha stimolato grandemente filosofi come Arthur Schopenhauer o anche un compositore come Robert Schumann. Ma proprio Leopardi, le cui opere sono piene di riferimenti alla musica, dal Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica fino allo Zibaldone, parla della musica come del linguaggio dell’infinito e dell’infanzia, in contrapposizione al mondo moderno e alla sua decadenza. Ovvero il moderno come luogo dove cadono le illusioni e si afferma la ragione nemica di ogni grandezza e bellezza. Qui è anche forse la sua affinità elettiva con Chopin: l’intensa emotività, incalzata spesso da tensioni drammatiche, espressa da Notturni di Chopin, richiama la luce notturna, lunare, dell’ultimo Leopardi. Il poeta e il musicista, entrambi così lontani da un sentimentalismo deteriore, sono uniti – ha concluso il prof. Mezzasalma – nell’immenso “desiderio di ritrovare quell’infanzia che si era allontanata per sempre lasciando la luce misteriosa dell’opera che, nonostante tutto, ci parla di luce e di bellezza”.
L’omaggio a Chopin è proseguito nella Pieve di San Leolino a Panzano, Domenica 17, con il bel concerto di Andrea Solinas: il giovane pianista ha affrontato con carattere e bravura alcune pagine di grande virtuosismo come la Terza Sonata, lo Scherzo op. 31, o i due Notturni op. 55 e la celebre Polacca eroica, coronando l’ideale omaggio a Frédéric Chopin (che ha avuto il sostegno del “Castello di Ama” e il patrocinio del Comune di Greve in Chianti, Comune di Figline Valdarno, Provincia di Firenze) nella gioia della musica.
Bbernardo Artusi
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